Supportare le organizzazioni ai tempi del Covid-19

Le recenti disposizioni volte al contenimento e alla gestione dell’emergenza epidemiologica in atto hanno condotto molte aziende ad una forzata “sospensione o rimodulazione dell’attività lavorativa”. I lavoratori, ad esempio, si sono trovati di fronte a:
stop forzato all’attività di molti lavoratori e contestuale ricorso agli ammortizzatori sociali (ove presenti);
• adozione dello smart-working, che ha permesso da un lato una maggiore continuità con la realtà lavorativa pre - Covid, ma dall'altro ne ha spesso stravolto le modalità;
prosecuzione dell'attività lavorativa (nonostante la percezione di un alto rischio) poiché impiegati in attività ritenute essenziali, dovendo quindi adattarsi a nuovi orari, turnistiche ecc.

In tutti i casi, ed in tutte le circostanze intermedie agli scenari limite sopra descritti, per i lavoratori si è inaspettatamente verificato un distacco brusco e repentino dalla “normalità” e dai contesti organizzativi di appartenenza. Tale aspetto, unitamente alla percezione di limitazione della libertà individuale, alla contrazione degli spazi di movimento fisico, al timore del contagio, all’incertezza rispetto ai tempi di durata dell’emergenza, alla paura della perdita del lavoro e ad ulteriori possibili problematiche di tipo personale/familiare, ha contribuito a generare, accanto all’emergenza epidemiologica, il potenziale sviluppo di una “emergenza psicologica”¹.

L’emergenza SARS-CoV-2 e le azioni di contrasto messe in atto per contenerla hanno infatti esposto la comunità a condizioni di vita e di lavoro del tutto nuove, comportando inevitabilmente una serie di cambiamenti e la perdita di certezze, ormai diventate scontate nel tempo. Il virus ha investito tutte le organizzazioni portando ripercussioni sul mondo del lavoro, sull’economia e, in generale, su molti aspetti della nostra vita. Proprio a seguito della pandemia alcune aziende si stanno interrogando circa la loro capacità di far fronte a situazioni così complesse e si stanno chiedendo quali azioni strategiche intraprendere al fine di salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Proprio per le conseguenze difficili da gestire emerse a seguito della pandemia, anche l’ordinanza PAT del 31 luglio 2020 sottolinea l’importanza di prestare particolare attenzione all’aspetto psicologico dei lavoratori e riporta la necessità di includere il rischio da SARS-CoV-2 nell’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi nella sezione specifica dedicata allo Stress da lavoro correlato al fine di prevenire un eventuale sviluppo e successiva cronicizzazione di disagi psichici conseguenti all’adattamento al covid-19.

Ma che cos’è la valutazione del rischio Stress Lavoro Correlato?
Con l’approvazione del D.lgs. n. 81/2008 il legislatore ha introdotto l'obbligo di valutazione dello stress lavoro-correlato (art. 28, comma 1-bis) tra gli adempimenti a carico del datore di lavoro. L’obiettivo principale della valutazione consiste nell’identificazione di eventuali criticità relative a quei fattori di Contenuto del lavoro (carico di lavoro, orario, pianificazione dei compiti, ecc.) e Contesto del lavoro (ruolo, autonomia decisionale, rapporti interpersonali, ecc.) presenti in ogni tipologia di organizzazione. Partendo dall’analisi dettagliata delle criticità emerse, si prosegue implementando un’adeguata gestione del rischio che, grazie all’individuazione di azioni correttive, consente di migliorare le condizioni di lavoro e dei livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. La valutazione dei rischi, come riportato nell’art. 29 comma 3 del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. deve essere rinnovata ogni due/tre anni dall’ultima effettuata o “immediatamente rielaborata in occasione di modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori […]”.

Oltre a tale obbligo normativo, anche nell’articolo 2087 del Codice civile viene esplicitato che “L'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Risulta quindi importante che il datore di lavoro tuteli la sicurezza e la salute del lavoratore valutando tutti i rischi, compreso lo stress lavoro-correlato, anche e soprattutto nella complessa fase legata al Covid-19. Progetto Salute, per quanto sopraddetto e a seguito dell’ordinanza PAT, supporta le aziende in caso di:

• processo di valutazione del rischio stress lavoro correlato (rinnovo e prima valutazione):
Le aziende che per la prima volta si interfacciano con il percorso di valutazione del rischio stress lavoro correlato o che devono procedere con il rinnovo, possono farlo attraverso la fase preliminare che permette, grazie alla rilevazione di dati oggettivi e verificabili (eventi sentinella e indicatori di contesto e contenuto del lavoro), di effettuare la valutazione secondo il "livello minimo di attuazione dell'obbligo” (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.). A seguito di tale procedura è previsto un momento di approfondimento rispetto alla situazione attuale che i lavoratori stanno vivendo attraverso il coinvolgimento degli stessi in focus group dedicati. Lo scopo dell'approfondimento è quello di comprendere quali fattori sono stati maggiormente colpiti, in che modo i lavoratori hanno vissuto tale situazione e quali possono essere le azioni correttive da mettere in atto al fine di prevenire eventuali conseguenze disfunzionali (sia organizzative che individuali).

• integrazione del DVR (a prescindere dalla valutazione preliminare):
A seguito dell'ordinanza PAT del 31 luglio 2020, conseguente all'emergenza sanitaria, le aziende si trovano di fronte alla necessità di integrare il DVR dello stress lavoro correlato al fine di individuare eventuali ricadute sull'organizzazione e sul benessere psichico individuale dei lavoratori. L'integrazione, grazie al coinvolgimento dei lavoratori o della Direzione, permette di comprendere come i dipendenti hanno vissuto e stanno vivendo la pandemia in corso e individuare fattori protettivi, strumenti e azioni correttive che aiutino le organizzazioni a ripartire preservando soprattutto la salute psicofisica dei lavoratori.
Tale aggiunta, inserita nella sezione dello stress lavoro correlato, consentirà alle aziende di adempiere agli obblighi normativi di riferimento e di monitorare la salute dei lavoratori.

In conclusione, non vi è alcun dubbio che il datore di lavoro sia chiamato a fare quanto in suo potere per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori, ma in questa situazione di emergenza sanitaria, in cui il coronavirus non è un rischio di per sé eliminabile e non può diventare un “rischio zero”, le aziende possono intervenire preventivamente sul possibile sviluppo di disagio nelle persone, sia a livello individuale che organizzativo. Non abbiamo a che fare con un pericolo ben determinato e conosciuto, ma ci troviamo di fronte a situazioni estranee e siamo in attesa (senza sapere con certezza quando questa finirà) di riprendere le nostre abitudini, i nostri progetti, le nostre routine, la nostra quotidianità.

Per quanto fin qui riportato, appare quindi evidente l'importanza di occuparsi del benessere dei lavoratori a 360° al fine di prevenire eventuali disturbi psichici. Dare dunque spazio agli aspetti emotivi e psicologici dei lavoratori, può consentire ai datori di lavoro di individuare azioni strategiche di prevenzione al fine di contenere e gestire un eventuale disagio individuale e lavorativo (alcune aziende ad esempio si sono attivate per avviare lo sportello d'ascolto, migliorare la comunicazione e la gestione dei lavoratori in smart working, offrire coaching ai responsabili, richiedere un supporto al cambiamento, …).
Si pensi ad esempio agli operatori sanitari, popolazione particolarmente a rischio nello sviluppo di vulnerabilità psico-fisiche in questa attuale emergenza sanitaria, che quotidianamente si trovano a combattere in prima linea contro il Coronavirus, a vivere una realtà diversa, paradossale, e che sono esposti ad un nuovo modo di vivere la propria quotidianità sia familiare che lavorativa. È proprio la somma degli aspetti sopra menzionati che, se non contenuti ed elaborati, possono avere un impatto sulla salute dei lavoratori, aumentando lo sviluppo di sofferenze croniche legate al lavoro, quali ad esempio la sindrome di Burnout (per approfondire il tema, clicca qui).

Date queste premesse gli psicologi di Progetto Salute, anche in linea con le norme di riferimento e le linee guida recentemente sviluppate da INAIL in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, sono a disposizione per svolgere specifici interventi di supporto psicologico per aiutare le aziende e i lavoratori soprattutto in questa complessa fase legata all’emergenza sanitaria e al potenziale conseguente sviluppo di una “emergenza psicologica”.

Per maggiori informazioni in merito a tutti i servizi offerti dal nostro team di psicologi, visita la pagina di Progetto Salute Srl.

 

¹ Ordinanza PAT 31 luglio 2020